Indagine sul bracconaggio con le esche avvelenate del progetto europeo Life Wolfalps
Avvelenare è un atto vigliacco. È una questione morale prima ancora che legale. Chi dissemina bocconi avvelenati pensa di colpire solo chi gli dà fastidio (il lupo, il cane del vicino che abbaia troppo, i gatti randagi che sporcano), ma in realtà commette un gesto di odio verso tutti e tutto: animali, persone, ambiente. Colpisce crudelmente i padroni degli animali domestici che si imbattono nelle esche, senza curarsi del dolore che provocherà loro la perdita di un cane o di un gatto.
Quanto sopra è estratto da un comunicato dell’Ente di Gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie, partner di progetto LIFE WOLFALPS.
Il comunicato è stato redatto in occasione di un episodio di avvelenamento accaduto nell’inverno 2015 in bassa Val di Susa. Coinvolti un pastore maremmano e un border collie, vittime di polpette avvelenate lungo la strada che da Mompantero conduce a La Riposa, località di partenza per la salita al Rocciamelone.
Il danno ambientale causato dalle esche avvelenate è enorme. Il veleno provoca infatti la morte a catena di moltissimi animali selvatici come lupi, volpi, faine, tassi, rapaci notturni e diurni, uccisi direttamente dal veleno o dal consumo della carcassa avvelenata di un animale intossicato. Senza contare un rischio poco noto, ma gravissimo: la disseminazione sul terreno di sostanze velenose inquina il suolo e le acque con il rischio che i principi tossici entrino nella catena alimentare tramite assorbimento e vengano ingeriti dalle persone con conseguenze neurologiche devastanti.
Un danno per gli ecosistemi naturali e per le persone
Ogni anno in Italia migliaia di animali muoiono dopo aver ingerito bocconi avvelenati. Il numero preciso è difficile da stimare perché la stragrande maggioranza delle carcasse non viene ritrovata. Il veleno non sceglie le sue vittime, uccide a tradimento animali selvatici rari e protetti come lupi e grandi rapaci, ma anche volpi, tassi e decine di mammiferi e uccelli di piccola taglia.
Il veleno entra nella catena alimentare e non risparmia gli animali domestici: il bilancio dei cani e dei gatti che ogni anno i veterinari non arrivano a salvare dalle esche avvelenate è un vero bollettino di guerra. Uccide gli animali, altera le catene alimentari, può contaminare i corsi d’acqua:
Il danno agli ecosistemi si somma al rischio, non così remoto, di ingestione e intossicazione per le persone:
Per valutare meglio l’entità e la distribuzione del fenomeno, il progetto europeo LIFE WOLFALPS ha realizzato la prima indagine sul bracconaggio e sull’avvelenamento di lupi e altri animali selvatici sulle Alpi. L’indagine è stata effettuata integrando le informazioni raccolte dai differenti enti che si occupano di registrare i dati. La notevole quantità di dati acquisiti da vari enti è tuttavia soltanto la punta di un iceberg, la stima minima di un fenomeno la cui proporzione e gravità sono davvero impressionanti.
Il rapporto costituisce comunque un punto di partenza importante. Dai dati emergono le zone maggiormente interessate, i mezzi e le sostanze tossiche più diffusi.
Fonte Piemonte Parchi